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Quando dei potenziali clienti visitano la Spizzi per la prima volta, tutte le persone coinvolte sanno quello che sta succedendo. L’importante è non parlarne.
Prendiamo la giovane coppia che è venuta a trovarmi l’altro giorno. Sia loro che io siamo perfettamente consapevoli di quello che sta succedendo tra queste eleganti quattro mura. Ci rendiamo tutti conto che, insieme a noi, in questa stanza c’è un enorme elefante. L’importante è ignorarlo.
La parola ed il concetto di evasione fiscale galleggia nell’aria. È un pachiderma che si intrufola tra la cristalleria. Non va mai menzionato, tanto la cristalleria non è in pericolo. Qui si parla solo di investimenti e rendimenti.
Battutine? Si.
Sorrisini? Certamente.
Complimenti? Sempre.
Innuendo? Con prudenza. Anzi, meglio evitarli del tutto ad un primo incontro quando il cliente non è ancora cliente, ma solo “potenziale” cliente.
Ricordate: doveste trovarvi in una situazione simile: non vi venga mai in mente di usare quella parola che inizia con la lettera “e” e finisce con “vasione fiscale”.
Una cosa che aiuta sempre chi vi sta di fronte è di razionalizzare la loro scelta di commettere un crimine. Dategli una scusa ragionevole e, soprattutto, motivate l’incontro come la conseguenza di una malefatta o di un’ingiustizia perpetrata da qualcuno altro. Dare la colpa a qualcun altro è sempre una buona cosa.
Per esempio, per tornare ai miei ospiti, lui si lamenta della tremenda burocrazia italiana.
“E’ una cosa pazzesca: 62 permessi per aprire quel magazzino. E intanto io pago”.
Annuisco.
Conforto.
Certamente non contraddico.
E’ una storia che ho sentito molte volte. Ho tutti i commenti e le risposte pronte. Frasi che ho collaudato e perfezionato in anni di attività.
Sono un padre confessore: a me potete dire tutto. Alla fine vi daro’ sempre l’assoluzione. Senza penitenza. Non dovrete neanche dire tre Ave Maria e due Padre Nostro. Basta una piccola irrilevante commissione.
Lei preferisce la linea dei politici che sono tutti invariabilmente corrotti nonché cialtroni.
“Pazzesco: il sindaco di Milano guadagna 9 mila euro al mese”.
Qui bisogna annuire. L’educazione e le regole della conversazione impediscono di specificare che i 9 mila sono lordi e che netti ammontano piu’ o meno 4500 euro. Non bisogna neanche dire che il sindaco di Milano è a comando di un’azienda di parecchie migliaia di dipendenti con un bilancio nei miliardi di euro. Un direttore a capo di una compagnia di dimensioni simili, nel settore privato probabilmente guadagnerebbe centinaia di migliaia di euro ogni anno, se non milioni. Non solo: verrebbe osannato dalla stampa come una mezza divinità. Nessuno oserebbe menzionare che, probabilmente, su quei milioni di reddito, il dirigente non solo farà del suo meglio per evadere più tasse possibili, ma, quasi di sicuro, porterà i suoi capitali da noi in Svizzera.
Esattamente come stanno facendo i miei due graditissimi ospiti.
Io continuo a rassicurare ed annuire. Queste primi incontri, a volte, quasi sempre si trasformano in sedute terapeutiche: “Buongiorno, sono Pinco Pallino e sono un evasore fiscale”.
Eccomi qua per voi: Marco Spizzi Freud.
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