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In questi giorni si fa tutto via Internet. Molti di noi non vanno più in banca. Gestiscono il conto ed i loro affari comodamente da casa. Fa comodo a noi e fa comodo alla banca che può ridurre il personale e si trova meno clienti rompiscatole in giro.
Alcune tradizioni, però, resistono ai cambiamenti. Se la vostra è un’attività che genera grandi quantità di denaro liquido e le vostre intenzioni verso la pratica di pagare le tasse sono perlomeno ambigue, allora avete il problema di cosa fare con tutta quella cassa. Di solito ci sono due scelte: la nascondete o la portate da noi. Per portarle da noi dovete passare la frontiera. I più sconsiderati tra voi, non riescono a resistere alla tentazione di mostrare il vostro macchinone totalmente incoerente con la vostra dichiarazione dei redditi. È improbabile che voi siate clienti della Spizzi, per la semplice ragione che vi hanno pizzicato alla frontiera con una montagna di denaro contante non dichiarato e, adesso, sono due mesi che la Guardia di Finanza vi conta anche i peli del culo.
Gente più accorta attraversa la frontiera in treno e riduce la possibilità di essere controllati ed identificati praticamente a zero.
Quando si tratta di trasportare denaro contante dall’Italia alla Svizzera, la pratica piu’ diffusa vuole che il cliente si prenda il rischio – bassino a dire il vero – di attraversare la frontiera con la cassa. Le banconote di grosso taglio permettono di ridurre peso e volume. Non per niente quasi tutte le banconote da 500 euro si trovano in Svizzera.
Ci sono delle situazioni speciali: clienti particolarmente importanti o veramente anziani. “Dagli 80 anni in su – diceva Ambrosetti, facciamo tutto noi”.
Quando ero giovane ed aitante, delle situazioni speciali me ne occupavo io. Ambrosetti se ne tirava fuori: diceva che non aveva piu’ il metabolismo adatto a quel genere di viaggio.
Lo capisco.
Questi clienti, al di là del loro vizietto di evadere le tasse, erano brava gente. Persone generose, grandi lavoratori e con un forte senso dell’ospitalità. Le missioni speciali implicavano sempre una visita ad un qualche ristorante locale dove nessuno aveva mai sentito parlare di cucina francese e i piatti venivano riempiti fino ai limiti della loro portata. Un po’ di più e si sarebbero frantumati sotto il peso di tutto quel cibo.
Casseula, cinghiale, polenta e usei… tutta roba leggera e dietetica.
Ci voleva il metabolismo di uno giovane. Io lo ero e potevo sostenere l’offensiva calorica.
Al termine della mangiata, dopo il caffé, si passava alla raccolta del denaro. Di solito il contante veniva consegnato lí, nel cortile del ristorante o direttamente a tavola.
Una stretta di mano e via: I documenti venivano sempre firmati a Lugano e sempre prima della consegna del denaro.
Occasionalmente i soldi non venivano recapitati al ristorante o consegnati nell’ufficio del cliente.
Di questo peró, ne parleremo la prossima volta.
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