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Luigi Ambrosetti era un grande appassionato di cinema. Ne parlava spesso e gli piaceva usare il cinema e le sue stelle come uno specchio del mondo finanziario.
Il cinema, le sue storie e le sue stelle erano un tramite ideale per descrivere le politiche di investimento della sua fiduciaria.
“Marco – mi diceva – pensa alle grandi stelle del cinema. Quelle i cui film vengono visti da centinaia di milioni di persone. Quelle di cui ci ricordiamo le battute, gli sguardi e gli atteggiamenti. Quelle che vogliamo imitare.”
“Questi attori e queste attrici hanno un potere enorme: possono chiedere ed ottenere dai grandi studi di Hollywood il prezzo che desiderano. Il loro nome nei titoli di apertura assicura che moltitudini saranno disposti a uscire di casa e pagare il biglietto del cinema per vederli recitare. I loro film verrano visti: per le case produttrici sono grandi generatori di denaro. Il loro nome sul tabellone si traduce spesso e volentieri in profitto.
“È una cosa per la quale gli studio sono disposti a pagare bene.”
“La capacità degli attori di creare denaro non si limita alla vendita di biglietti. La loro voce va più lontano della mia o della tua voce. Presidenti e Primi Ministri li ascoltano. Le Nazioni Unite li manderanno in giro per il pianeta come ambasciatori di pace.”
“Il meccanismo si autoalimenta. L’attore è famoso, tutti lo vogliono vedere ed ascolatare. Questo lo rende ancora più famoso e ‘vendibile’. È una macchina pubblicitaria che cammina.” “Se la stella del cinema indossa un certo vestito, fa una grande pubblicità a chi lo ha creato. La celebrità viene pagata profumatamente per farsi vedere con quel vestito o quel paio di scarpe. A differenza dei ciclisti amatoriali che vanno in giro con quei vestiti pieni di pubblicità giusto per sentirsi come dei ciclisti professionisti, gli attori – o atleti – famosi non indossano niente di firmato se il vestito non è accompagnato da un assegno.”
“Accanto all’attore ci sarà sempre un giornalista, probabilmente pagato pure lui, che più tardi annuncerà al mondo chi aveva fatto e disegnato quel vestito o quelle scarpe.”
“Ricordati Marco – mi diceva – una stella ottiene quello che vuole e non deve darti niente. Tutti vogliamo un po’ della sua luce.”
Il ragionamento, continuava, non cambia molto, anzi non cambia proprio per niente, quando si ha a che fare con fondi di investimento.
Ci sono fondi buoni, fondi meno buoni e fondi di merda.
Tutto dipende da chi li amministra. I fondi buoni, gestiti da gente capace, sono in grado di raccogliere ingenti quantità di capitali. I fondi di merda non se li guarda nessuno.
La domanda a cui bisogna dare una risposta è: dove investire?
© I Soldi Degli Altri
Marco o Mario?
Marco, Marco. Dovrei tenere nota dei nomi che mi invento. Anche quando parlo di me stesso. Grazie per la segnalazione.