Come investire i soldi degli altri

Se il pezzo che segue dovesse piacerti, per favore spargi la voce.

Stabilità e discrezione.

Sono due grandi qualità che un qualsiasi direttore di fondo puo’ e deve apprezzare.

La stabilità gli garantisce che i soldi investiti presso il suo fondo rimarranno lí per un po’. Questo lo aiuta a gestire la cassa e la composizione del portafoglio. Se so che l’investitore non scapperà, posso investire in titoli magari meno liquidi (quindi più difficili da rivendere sul mercato) ma più redditizzi.

Non c’è bisogno di soffermarsi sull’importanza della discrezione.

Una fiduciaria puo’ garantire entrambe le cose.

Per un prezzo.

Tranquilli: è negoziabile.

Ambrosetti era un grande delle negoziazioni. Per quel che è la mia esperienza personale: il piu’ grande. Avrebbero dovuto fargli una statua.

Su cosa si negozia? Sulla spartizione dei pani e dei pesci ovviamente. Chi si attribuisce quale commissione e in quale percentuale.

Un fondo genera almeno una dozzina di commissioni diverse. Ce n’è per tutti i gusti e, voglio assicurare i miei cinque o sei lettori, ne parleremo a lungo più avanti. Qui, basta soffermarsi sul fatto che per chi gestisce un fondo, principalmente, due sono le commissioni che generano la maggior parte del suo profitto: quella di gestione e quella sui profitti.

Come ho detto, ce ne sono parecchie altre, ma la maggior parte del denaro viene da quelle due.

Teoricamente il fiduciario dovrebbe ricevere una commissione a sè stante, calcolata sugli investimenti, le masse, il denaro che porta in un certo fondo.

Quindi, se io fiduciario sposto 100 mila euro di soldi di un mio cliente su un certo fondo, mi spettano delle commissioni. Ci sta. Ha senso.

Teoricamente dovrei anche accontentarmi di quelle commissioni.

Teoricamente.

Il fiduciario, però, è soprattutto un uomo pratico. Soprattutto quando si parla di soldi.

È il classico caso dove la teoria viene lasciata ai legislatori. Lasciategli scriveri articoli solenni e giusti. L’importante è che siano facilmente aggirabili.

È chiaro, persino intuitivo, che nessuno si accontenterà di avere solo una commissione, quando ne sono a disposizioni altre. Tutti cercheranno sempre di tirare più acqua possibile al proprio mulino. È così che faccio il mio profitto. Non mi potete biasimare.

Quando gestore e fiduciario si incontrano, un po’ di tira e molla sulla commissione di gestione è dato per scontato. Persino atteso.

Pensate a quei mercati rionali sempre più rari dove un certo ammontare di discussioni sul prezzo è atteso e pure gradito.

Fiduciari e gestori sono protettori di un’arte, quella del negoziato, che va scomparendo. Dovrebbero darci una medaglia.

In altre parole io, per aprire le borse dei miei clienti, chiedo di essere pagato di più.

Il metodo consueto consiste nel prendermi la mia solita commissione a cui aggiungo una percentuale della commissioni di gestione. Il legislatore non approva accordi del genere, quindi si cerca sempre un qualche escamotage. Gattopardescamente, la forma cambia, il risultato no.

Maggiore la percentuale della mia commissione, maggiore la mia felicità, più consistenti le masse che io investo in un fondo. L’equazione é molto semplice: più vengo pagato, piu’ investo i soldi dei miei clienti: i vostri soldi.

Notate come la bontà del fondo (quanto rende) non entra nemmeno nella discussione.

Se i fondi non sono proprio i migliori sul mercato, se non rendono tantissimo, se sono vagamente oscuri nelle loro politiche di investimento, se il gruppo di gestori è, ad essere generosi, mediocre… non è un problema. Anzi…

Se un fondo è profittevole, la maggior parte di questo guadagno andrà all’investitore, cioé al mio cliente, ed al gestore del fondo stesso. A me viene solo una piccolissima parte. La componente principale delle mie decisioni di investimento dei soldi degli altri è cosa ci guadagno io. Che, se ci pensate, è anche il metodo che preferisco seguire quando investo i miei soldi personali. Ci devo guadagnare sempre io, indipendentemente da chi sia il proprietario effettivo del denaro. È tutto molto coerente.

Per riassumere:

1. di quel che guadagnano i miei clienti mi interesso relativamente.

2. Se il fondo mi paga bene e porta pure a casa pure dei risultati, siamo tutti felici.

3. Se il fondo non rende molto ai cliente, ma paga extra commissioni, va bene lo stesso, perché io sono felice.

4. L’importante è che io sia felice.

© I Soldi Degli Altri

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