Se il pezzo che segue dovesse piacerti, per favore spargi la voce.
Un buon fondo di investimento è, senza ombra di dubbio, il miglior modo di investire i propri soldi. Con i moderni database, trovare un fondo decente non è nemmeno difficile.
La maggior parte di noi, attraverso il proprio conto corrente, ha accesso, via internet, a montagne di statistiche ed analisi messe a disposizione dalla banca presso la quale sono depositati i nostri risparmi.
Metteteli in ordine di profitto negli ultimi cinque anni e, quasi senza eccezioni, troverete un fondo adatto alle vostre esigenze.
Facile, giusto?
Purtroppo sì, è facile. Perché, quindi, non lo fanno tutti?
Non lo so, ma ne sono felice. Se tutti facessero così, io sarei senza lavoro ed i fondi peggiori verrebbero rapidamente eliminati dal mercato. Questo sarebbe un gran peccato, perché i fondi peggiori sono quelli che rendono di più ad un fiduciario.
Come mai?
Dobbiamo partire dal fatto che i fondi di investimento sono macchine per creare commissioni.
Di commissioni ce ne sono per tutti i gusti. Esplicite ed implicite.
La prima che mi viene in mente, da cui potremmo far partire il nostro ragionamento, è la commissione sui profitti.
Questa è una commissione che ha anche senso, che può essere giustificata senza fare salti mortali.
Fai dei profitti ed io ti premio dividendo con te gestore parte di quei guadagni.
È un ottimo incentivo per il gestore che puo’ anche ricavare somme notevoli in questo modo.
Pensate ad un fondo di 200 milioni di euro che, in un anno, fa un profitto del 12 per cento, cioè di 24 milioni. Se la commissione sui risultati è del 10 per cento (un numero molto comune), ai gestori del portafoglio spettano 2 milioni e 400 mila euro.
Il resto va agli investitori.
Due milioni e rotti sono un ottimo incentivo per il gestore a fare bene. Certo, come vedremo più avanti, il metodo di calcolo di questo pagamento può essere girato e rigirato in mille modi, così che l’apparente equità del calcolo finisce per tingersi dei colori di una vaga presa per il culo.
Ne parleremo. Qui vogliamo solo elencare le commissioni più comuni.
Una seconda, classica, commissione è quella sulla gestione stessa del portafoglio.
Alle spalle di ogni fondo di investimento c’è tutta una struttura che dà lavoro a parecchie persone.
Non c’è solo chi gestisce il fondo. Questa è solo la punta visibile dell’iceberg.
I gestori, senza eccezioni, si credono divinità scese in terra a cui manca solo il potere di guarire i malati e far vedere i ciechi. Sembrano dimenticarsi che le loro attività di compravendita non sarebbero possibili senza tutta una serie di persone che fanno il lavoro sporco per loro.
Sistemi informatici, amministrazione e contabilità, questioni legali, manutenzione dell’edificio dove si svolge l’attività, venditori che cercano di piazzare i fondi a chiunque voglia investire, riscaldamento, elettricità, assicurazioni e, ovviamente, tasse.
Ci sono, insomma, tutta una serie di costi da sostenere e stipendi da pagare indipendentemente da come vada il mercato. Gli impiegati devono poter vivere anche negli anni di magra.
La commissione sulla gestione ci sta. Se uno non esagera.
Le commissioni, però, non finiscono qui.
Ce ne sono a bizzeffe al punto di intorbidire le acque e, nel torbido, si pesca bene.
© I Soldi Degli Altri