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Come misurare l’ego di un gestore?
In tre parole: non si può.
Signori: qui parliamo di qualcosa di smisurato, di dimensione siderali, una dimensione che è ben al di là della comprensione di noi poveri mortali.
Un pò come ogni fanatico religioso che si rispetti, l’ego di un gestore non ammette dubbi.
Per questioni di educazione e di civiltà, il gestore potrebbe (non è sempre il caso) dare l’apparenza di umiltà ed incertezze.
Non credetici. È una tattica.
Lui, sotto sotto, è perfettamente consapevole dell’apparenza e pensa di agire per il vostro bene.
Non vuole che, un po’ come San Paolo sulla via di Damasco, voi veniate accecati dalla luce abbagliante che la sua saggezza emana senza interruzioni.
È un po’ come il classico cliente da bar. La differenza è che il cliente del bar sa, di solito, tutto di calcio. Il gestore, semplicemente, sa tutto. E non lo nasconde: si sente come Gesù e vuole predicare.
Di una cosa potete essere certi: a differenza di Gesù: il gestore non vi chiederà di diventare un apostolo. Ci mancherebbe: implicherebbe darvi dei soldi.
Perché la chiave di questo ego è tutta lì: i soldi.
Non stiamo parlando dei soldi che un buon gestore “crea” per i risparmiatori. Quelli sono irrilevanti.
Un gestore, ai suoi occhi, rimane superfigo e praticamente immortale anche quando fa perdere soldi a vagonate. Gli unici soldi che contanto sono quelli che riceve lui: stipendio e bonus.
Il resto, sono particolari.
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