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Il Perfetto Incompetente della GFL era un uomo ormai disperato.
Di famiglia ricca (persino conosciuta), era abituato sin da piccolo ad un certo stile di vita. Da parecchi anni, non era più in grado di permettersi quello stile di vita, un problema che lui aveva completamente ignorato.
Il Perfetto Incompetente era pieno di debiti.
Per quanto ricevesse uno stipendio “da socio”, non aveva veramente altre fonti di reddito. A buon ragione, nessuna desiderava i suoi servizi: in una decina di anni aveva completamente distrutto un paio di fondi e, in qualche mese, forse un anno, ne avrebbe affondato un altro.
Gli altri soci non avevano mai avuto il coraggio di liberarsene, ma lo avevano costretto in un angolo buio della compagnia, dove non potesse nuocere (se non a se stesso).
Il Perfetto Incompetente era comunque un gestore, quindi con il solito forte senso della propria divinità e aveva reagito alla situazione in cui si trovava nel modo più naturale: dando la colpa ad altri. In particolare ce l’aveva con uno dei soci di maggioranza e con uno dei suoi ex assistenti che, avendo visto la barca affondare, l’aveva prontamente abbandonata per andare cercare protezione, tra tutte le persone, sotto le ali del socio odiato.
Quando il commerciale della GFL lo introdusse all’idea di cambiare la natura della società, il Perfetto Incompetente era più che pronto ad ascoltare.
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