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La quantità di commissioni che riesco ad ottenere dipende da fattori interni (di cui abbiamo parlato l’altra volta) e fattori esterni.
Il vantaggio dei fattori interni è che, di solito, garantiscono una qualche forma di controllo.
La realtà dei fatti è che, a differenza di quello di cui il gestore medio è fermamente convinto, il mondo non gira intorno a noi. Ci sono dei fattori esterni su cui non abbiamo nessun dire e certamente nessun controllo.
L’anno sta andando male perché la crisi del millennio è in corso. I capitali stanno fuggendo? I miei (vostri) soldi costano di più.
L’Italia fa l’ennesimo ed ultimo (è sempre l’ultimo) condono fiscale?
“Signori, lo sapete, i tempi sono duri… I capitali stanno rientrando nei paesi di origine…” Bla, bla, bla. I miei introiti salgono.
Il segreto bancario va in soffitta?
Apriti cielo! Questo si che farà salire i prezzi.
Almeno per noi comuni mortali con intelletto medio, c’è sempre qualche scusa buona, qualche opportunità semplice da indenticare per tirare su sulle commissioni.
Ci sono anche i geni, però. Questi esseri celesti camminano tra di noi, ma noi ne rimaniamo ignari e continuiamo a vivere le nostre vite inconsapevoli della folgorante potenza di chi magari ci sta accanto.
Ambrosetti era un genio.
Su questo non ho dubbi.
Lui era riuscito a farsi pagare in natura.
Ambrosetti era tante cose: prima di tutto fiduciario, poi, in quest’ordine, juventino, padre disinteressato e marito.
Ambrosetti era un gran cornificatore ma non avrebbe mai divorziato dalla moglie. Non ci avrebbe mai pensato.
Non per amore: per abitudine. Era abituato ad averla intorno.
Luigi Ambrosetti non si sarebbe tirato indientro di fronte alla possibilità di una sveltina e, di sicuro, non avrebbe tirato su il naso di fronte alla possibilità di una scopatina veloce, di una bottarella e via. Le sue preferenze, però, tendevano all’amante di breve o medio periodo: diciamo tra i tre ed i sei mesi.
“Mi permette di provare piu’ cose”, diceva.
Quasi tutte le sue amanti erano tra i 25 ed i 30 anni, alcune dall’Est Europa, la maggior parte dall’Ucraina e dalla Russia, regioni per le quali aveva un debole.
Sulla durata di queste relazioni, Ambrosetti era molto disciplinato. Non voleva che l’amante si facesse delle illusioni.
Raggiunto il tempo massimo, le scaricava.
Spesso trovava loro un lavoretto a Lugano e dintorni, in modo che potessero rinnovare almeno una volta il visto di residenza in Svizzera. Alla fine era un accordo che soddisfaceva entrambe le parti.
Ambrosetti non era bellissimo e nemmeno giovanissimo, ma si teneva in forma ed era molto ricco. Sapeva come spendere quei soldi sulle sue amanti.
A questo metodo provato e di successo c’era stata un’eccezione. Per amore della conversazione chiameremo l’eccezione con un nome che tutti noi associamo con la Russia: Natalia.
Bionda, magra ma di seno travolgente, aveva conquistato Luigi come nessuno prima.
Innamorato?
No. No era roba per Luigi. Dubito che Ambrosetti si sia mai innamorato di nessuno, inclusa la moglie.
“Marco” mi diceva “io una roba del genere a letto non l’avevo mai vista. Su. Giù. Seduti, all’aperto, una sveltina in Chiesa. Mi tira sempre.”
Tutto questo sesso grandioso lo tentava a rompere le sue stesse regole. Natalia passò i sei mesi di relazione e raggiunse i dieci. Il sesso rimaneva imbattibile.
La parte pratica di Ambrosetti, però, cominciava a fare la voce grossa.
Continuare sarebbe potuto diventare pericoloso.
Natalia avrebbe potuto farsi illusioni.
Tutti quei pompini avrebbero avuto un prezzo.
Luigi era come stregato. Sapeva di doversi liberare della donna. Non voleva farlo.
Natalia ci contava.
Quando, con uno sforzo sovrumano, Luigi le aveva offerto il solito lavoretto libera amante, lei aveva rifiutato.
“Piuttosto”, disse, “me ne torno in Russia.”
E glielo diceva mentre aveva le sue mani tra le sue coscie.
Ambrosetti voleva tenere Natalia ancora un po’ intorno, ma voleva anche un modo di distaccarsi nel momento e nei modi che avrebbe deciso lui. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.
Solo non ora.
Ambrosetti, ideò un piano.
Geniale.
Aveva solo bisogno del sogno proibito di ogni fiduciario: il perfetto incompetente.
Lui ne aveva uno.
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